Temptation Island quando lo spettatore spegne il cervello
Il successo di Temptation Island è un dato di fatto. Ogni analisi sul programma deve necessariamente partire da qui.
Dare del “trash” al format, bollarlo come intrattenimento per frustrati o trattarlo con sufficienza è troppo facile, ma anche fin troppo scontato. Sarebbe come giudicare un film solo dal trailer: superficiale, poco utile.
Parto da una premessa personale: non credo alla veridicità di ciò che si vede. Ho conosciuto parecchie persone infedeli nella mia vita – uomini, donne, giovani, anziani, belli e meno belli – e tutte, davvero tutte, tradivano con quella sottile intelligenza da sopravvivenza.
Non tanto il classico “negare sempre”, quanto il più evoluto “non farsi mai scoprire”. Si muovevano nell’ombra, con cautela, con calcolo. Per questo trovo surreale l’atteggiamento dei protagonisti del programma, che invece agiscono davanti a telecamere accese, ben visibili, come se nessuno stesse guardando.
Delle due l’una: o sono i peggiori fedifraghi del mondo, oppure stanno recitando una parte.
E non è detto che sia una finzione imposta dagli autori. Se il casting è fatto bene, se si scelgono persone con l’ego abbastanza allenato e il desiderio di visibilità giusto, la messinscena viene da sé. Nessuno deve dire loro cosa fare: lo sanno già.
Ma il punto forse più interessante non è quello che succede nel villaggio, bensì fuori, davanti allo schermo.
Chi guarda Temptation Island si pone mai le stesse domande che mi pongo io? È possibile che lo spettatore tipo sospetti qualcosa, ma preferisca non approfondire?
Sì, è possibile. Ma non per ignoranza o superficialità. Per noncuranza.
Quelle dinamiche che si vedono in TV – il tradimento, la crisi, la gelosia, la rottura e il perdono – assomigliano pericolosamente a quelle di cui si parla dalla parrucchiera, al bar, in palestra, in famiglia. E quando qualcosa è così familiare, ci si affeziona. Non ci si interroga sulla verità, la si accetta come fosse vera, perché potrebbe esserlo.
Guardare Temptation Island diventa così un atto di voyeurismo addomesticato. Un’esperienza che nella vita reale sarebbe impossibile, scomoda, forse moralmente sbagliata, ma che in TV possiamo concederci senza sensi di colpa.
È un po’ come assistere a uno spettacolo di illusionismo: pochi cercano davvero di capire il trucco. Gli altri sanno che il trucco c’è, ma ci passano sopra. E si godono lo show.