Quando il talento si scontra con l’autoreferenzialità

Michele Criscitiello alla conduzione di un programma è uno dei migliori giornalisti italiani che, senza dubbio, in questo ruolo sta raccogliendo molto meno di quello che meriterebbe. Il conduttore bravo è colui che detta i temi, che sceglie gli ospiti, che distribuisce la “palla” e che dà il ritmo. Lui in questo è bravissimo, poi tutto si perde quando esterna la propria opinione (cosa che un conduttore non fa mai) con la presunzione di chi ha la verità in tasca, quando diventa arrogante con i collaboratori (il caso Manuel Parlato su tutti) e addirittura offensivo con il pubblico (spesso infatti ha parlato di “ceto medio napoletano” o di “popolino”).

La sua “forza” è che a Sportitalia lui può fare ciò che vuole perchè è anche il capo. E questo un grosso limite perchè essere intoccabile e soprattutto sentirsi tale, indispone sempre chi guarda. Se poi a questo aggiungiamo che l’intera emittente è costruita a sua immagine e somiglianza il patatrac è completo.

Se Criscitiello ha un’opinione, che lui chiama “linea editoriale”, automaticamente tutti a Sportitalia la ripetono. Primo errore che toglie di mezzo gli spettatori che non la pensano come lui. Nessun giornalista sembra poi avere una propria personalità, tutti sono interscambiabili. Tutti fanno il compitino, ma sono tutti anonimi. Il pregio di Sportitalia è di trasmettere in diretta per 16-17 ore al giorno, ma il difetto è che queste ore sono quasi sempre tutte uguali. Un’emittente senza un palinsesto degno di nota, senza differenze tra i programmi, senza differenze tra i conduttori alla lunga se non stufa certamente non sfonda.

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